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eventi digital marketing

Un articolo per ricordarvi gli eventi sul marketing, comunicazione e digital in generale, ma anche sul web marketing, SEO, social media ed eCommerce, che si terranno sul territorio italiano, da Bari a Milano, passando per Roma. 

Eventi Settembre 2019

27 settembre 2019 | Marketing Forum
Il Marketing Forum è l’evento incentrato sul marketing con due giornate interamente dedicate alla formazione. L’appuntamento è a Milano all’UnaHotels Expo Fiera. L'evento studia e approfondisce uno dei temi che maggiormente incidono sulle aree strategiche per chi fa business, ovvero marketing, negoziazione e vendita, efficacia personale e leadership.

Eventi Ottobre 2019

3 e 4 ottobreWebEcom 2019
L’evento pugliese, che si terrà a Bari, dedicato al mondo del digitale: eCommerce, SEO, social network e strategie web saranno al centro dell’intero appuntamento. Per questa edizione sono previsti più di 300 partecipanti, tra merchant, manager, sviluppatori e professionisti, circa 30 relatori sia nazionali che internazionali pronti a condividere le proprie storie e le proprie esperienze, 50 sponsor tra main, gold e media partner e 3 sale formative per corsi di formazione, aggiornamento e molto ancora.

29 e 30 ottobreForum Retail
Arrivato alla 19esima edizione, il Forum Retail di Milano è un'occasione di networking dedicata alle strategie e ai cambiamenti del retail in ambito digital. 

Eventi Novembre 2019

20 e 21 novembre | Social Football Summit
Il Social Football Summit è un appuntamento internazionale dedicato a digital e social media marketing, alla brand strategy ed all’innovazione nella Football Industry. Un hub professionale dedicato a tutti gli stakeholder del mondo del calcio e sviluppato intorno a 4 linee strategiche: knowledge sharing, formazione, innovazione e business. Il Social Football Summit è organizzato da Social Media Soccer, la startup del gruppo Go Project specializzata nei servizi dedicati al calcio ed ai suoi players.

6 e 7 novembre | Social Media Strategies
L’evento per i professionisti del social media marketing. L’incontro permette la personalizzazione del percorso formativo delle giornate in base alle preferenze dei partecipanti, promuovendo quindi l’interazione con professionisti ed aziende del settore per confrontarsi e creare possibilità di collaborazioni future.

Il Guerrilla Marketing si utilizza per indicare una forma di una promozione pubblicitaria non convenzionale attraverso l’utilizzo creativo di mezzi e strumenti "aggressivi" che fanno leva sull’immaginario e sui meccanismi psicologici degli utenti finali.

Quindi il Guerrilla Marketing è l’insieme di tutte quelle azioni realizzate con creatività e che veicolano un messaggio utilizzando tecniche di comunicazione diverse da quelle utilizzate dal marketing tradizionale. Il messaggio che si vuole veicolare al pubblico non è costruito con un copy, un visual e una reason why ma vengono incluse, in questa forma di fare marketing, tutte quelle varianti che utilizzano luoghi, oggetti e altri elementi per creare annunci che escano dall’ordinario. Con il tempo le pagine web, i cartelli, le email o i flashmob si sono incorporati in questa forma di fare marketing che cerca, prima di tutto, di colpire e impressionare gli utenti.

Cosa si cerca di fare con il Guerrilla Marketing?

Il Guerrilla Marketing nasce come una forma di fare marketing che permette la differenziazione del brand riguardo alla concorrenza. Di fatto, le azioni di Guerrilla Marketing che funzionano, vengono ricordate dalla gente che le ha notate. L'utilizzo di elementi e aree comuni dedicate ai clienti, come attraversamenti stradali, semafori, scale, fermate degli autobus, consente di farsi notare dal cliente potenziale, che ricorderà il brand che ha organizzato questa azione di marketing e lo associerà ad una sensazione di sorpresa.

Campagne di comunicazione di Guerrilla Marketing

In questi ultimi mesi abbiamo assistito ad un'azione di Guerrilla Marketing dell’Huddersflied Town, squadra di calcio inglese. Infatti, l’annuncio della nuova maglia della squadra inglese ha scosso diversi animi. La presenza del logo Paddy Power, la società che si occupa di scommesse online, posizionato in diagonale sulla maglia, è stato notato da tutti, non solo dai tifosi inglesi. Il logo, inoltre, violava il regolamento FA sulle dimensioni consentite.

Dopo settimane di discussioni, Paddy Power ha rivelato: " It's a joke". Oltre a sorprendere tutti con questo colpo ad effetto, l’azienda di betting ha promosso una nuova maglia da gioco rimuovendo completamente il logo e lanciando il claim "football shirts aren’t billboards". Tutto questo si va ad inserire nella campagna “Save your shirt” tramite la quale invita i marchi a non “sporcare” le sacre divise da calcio con il logo dello sponsor.

La strategia di guerrilla marketing ideata sinergicamente tra il club inglese e il suo sponsor ha avuto grande successo considerata l’attenzione mediatica generata. La trovata di marketing ha inoltre generato un engagement insolito per il profilo ufficiale dell’Huddersfield Town. Dai dati elaborati da Social Media Soccer risulta un picco di interazioni in occasione della presentazione fake avvenuta il 17 luglio, e il 19 luglio quando è stato annunciato la vera maglia ufficiale. Obiettivo, dunque, raggiunto.

Chi avrebbe parlato della partnership Paddy Power – Huddersfield se non ci fosse stata questa iniziativa?

La risposta è semplice: in pochi. L'obiettivo della campagna era far parlare di sè tramite una trovata non convenzionale, anzichè avere la classica visibilità generata dalla presenza del logo sulla maglia da gara.

L’ideale di ogni campagna di marketing è che il maggior numero di clienti venga esposto all’annuncio o alla campagna perché più utenti ricevono l’input inviato dal brand. Qualsiasi azienda può approfittare del Guerrilla Marketing. Ogni tipo di azienda che voglia giocare con l’immaginazione e avvicinarsi agli utenti, che siano o no clienti, può approfittare del Guerrilla Marketing. Il vantaggio di questa forma di fare marketing è che permette di giocare con il brand, utilizzando concetti, mettendo in gioco i sentimenti del pubblico e preparando azioni che tengano in considerazione la reazione delle persone. Per questo, è aperta sia ai grandi brand che approfittano della forza della propria immagine corporate sia alle piccole aziende che non dispongono di mezzi e devono farsi conoscere.

FaceApp ha fatto impazzire tutti. È bastata la #FaceAppChallenge per riempire il web di volti invecchiati di diverse decadi, facendo diventare l’app virale.

Dal 2017 sono stati oltre 80 milioni i download 

L’app, che conta 80 milioni di download, è stata sviluppata dalla società russa Wireless Lab OOO nel 2017. La compagnia, fondata da Yaroslav Goncharov, utilizza strumenti e tecnologie di Intelligenza Artificiale che permettono all’app di applicare un filtro che invecchia, ringiovanisce, aggiunge la barba ed altri vezzi, e che può anche modificare le espressioni facciali.

Insomma ti basta caricare una foto sull'applicazione, aspettare qualche istante e scoprire come sarai da anziano, com'eri da bambino, oppure come staresti con un look diverso. Un vero divertimento ma qualcosa non torna.

La policy sul trattamento dei dati personali non rispetta il GDPR. Infatti i Termini di utilizzo di FaceApp prevedono che:

"L'utente concede a #FaceApp una licenza perpetua, irrevocabile, non esclusiva, gratuita, mondiale, interamente pagata, trasferibile e sub-licenziabile per utilizzare, riprodurre, modificare, adattare, pubblicare, creare opere derivate, distribuire, eseguire pubblicamente e visualizzare il proprio User Generated Content e qualsiasi nome, nome utente o somiglianza forniti in relazione al proprio User Generated Content in tutti i formati multimediali e canali ora conosciuti o sviluppati successivamente, senza alcun compenso per l'utente."

Condizioni sull'utilizzo dei dati poco trasparenti.

Come per ogni app, infatti, è bene ricordare che potenzialmente ogni scatto potrebbe essere archiviato nei server dello sviluppatore e dato che la società di sviluppo ha sede a San Pietroburgo, i volti saranno visualizzati e trattati in Russia. Non è ben chiaro che fine faranno tutti questi dati poichè le condizioni di utilizzo sono poco chiare. Un’ipotesi potrebbe essere che tutti questi ritratti verranno utilizzati nella fase di training dell’algoritmo per il riconoscimento facciale.

In Italia le associazioni dei consumatori sono sul piede di guerra. In prima linea Altroconsumo e Codacons, con l'intenzione di presentare un esposto all'autorità garante affinché avvii una indagine sull'applicazione. "Questo apparentemente innocuo tormentone estivo rischia di nascondere un traffico, potenzialmente pericoloso, di dati sensibili", spiegano dal Codacons, sottolineando anche come "il documento relativo al trattamento dei dati faccia sorgere seri dubbi sull'utilizzo e sul rispetto della riservatezza degli utenti".

Insomma, l'ultimo trend sui social non è propriamente innocuo come può sembrare.

Se stai cercando libri interessanti sul business questo è l’articolo che fa per te.

Che tu sia un imprenditore, uno startupper o semplicemente un curioso, questi libri sono dei veri e propri strumenti di lavoro, delle guide pratiche, fonti da cui prendere spunto per formulare le migliori strategie e modelli vincenti.

I libri di business sono un aiuto fondamentale per chi vuole ampliare le proprie conoscenze, guardare le cose da un punto di vista diverso e confrontarsi con nuovi modi di pensare; l’unico modo per arricchire il proprio bagaglio culturale, insomma.

Ti vogliamo proporre 10 libri di business che troverai utili, leggendoli avrai l’opportunità di entrare nella mente di grandi imprenditori e provare a capire il loro approccio per provare a farlo diventare anche il tuo. Non importa in quale settore operi, saranno comunque degli ottimi alleati.

Quindi, ecco la lista dei 10 libri di business che devi assolutamente leggere nella tua vita.

Questo libro è il manuale di marketing di gran lunga più longevo e noto del mondo.

Un volume “must have” nella biblioteca di ogni manager, consulente o professional che a qualunque titolo opera nella gestione di imprese e organizzazioni, pubbliche e private.  Il testo originale è stato integrato con numerosi esempi riferiti al contesto italiano ed europeo e con approfondimenti teorici che descrivono le peculiarità del mercato nazionale.

  • Rework di Jason Fried e David Heinemeier Hansson

Basato sull’esperienza diretta dei due autori, che dal nulla hanno fondato un’azienda di software davvero straordinaria e lo hanno fatto con zero fondi, un team minuscolo che non fa le ore piccole in ufficio, nessun business plan e neanche pubblicità.

Questo è uno dei migliori libri di business da cui partire se fai parte di quella schiera di imprenditori che vuole provare a saltare piè pari tutti i passaggi di base del fare impresa e avere comunque successo.

È un libro consigliato alle persone che amano sporcarsi le mani, entrare nel vivo delle azioni e preferiscono imparare facendo e sbagliando!

Il libro si concentra sugli aspetti classici del fare impresa, su cosa significa davvero essere un imprenditore e su quanto sia difficile far funzionare un business, superare la concorrenza e coltivare il successo.

Inoltre, Horowitz è un fanatico del rap, quindi amplifica tutte le sue lezioni di business con i testi delle sue canzoni preferite. Un libro interessante, scritto da un CEO per tutti gli imprenditori o aspiranti tali!

Il focus del libro è che nel mondo degli affari ogni evento accade una volta sola.

Ovvero, non serve a nulla copiare le idee degli altri, perché fare qualcosa che conosciamo già e ci è già familiare non sarà un cambiamento radicale, ma solo un miglioramento di quello che già sappiamo, porterà il mondo solo da 1 a n.

Thiel spiega proprio questo: come costruire imprese che creano cose nuove.

  • Traction di Gabriel Weinberg e Justin Mares

È uno dei libri più interessanti sul tema dell’acquisizione utenti e non puoi assolutamente fare impresa se prima non lo hai letto.

È una di quelle letture indispensabili per gli imprenditori che sono perfettamente consapevoli che il successo di un’azienda dipende dalla capacità di attrarre un numero sempre maggiore di clienti. 

L’approccio lean di Maurya ti mostra come verificare e validare l’ipotesi di base del prodotto della tua startup (piano A) modificandolo tante volte quanto è necessario fino a trovare un piano di successo prima che tu finisca le risorse a disposizione.

La guida è suddivisa in due parti: la prima parte definisce i principi del metodo running lean e i vari passaggi da affrontare, la seconda, è ricca di esempi e testimonianze reali sull’applicazione di questi principi.
 

Le innovazioni nascono da lampi di genio? Un falso mito che questo libro cerca di sradicare.

Sono gli ambienti aperti e le piattaforme condivise ad accrescere la creatività e la redditività delle persone che vi operano. Proprio in questo tipo di habitat sono venute alla luce le grandi invenzioni, come il risultato di percorsi convergenti e condivisi, anche inconsapevolmente, e mai come il frutto di un’avventura solitaria. Una tra tutte: il world wide web.
 

Jack Welch, nel corso della sua quarantennale carriera in General Electric, ha condotto l’azienda al successo in tutto il mondo.

Il suo stile di management diretto e trasparente, fondato sulla ferma volontà di essere i migliori, è diventato paradigma di eccellenza nel business, grazie alla focalizzazione sulle persone, sul teamwork e sui profitti. Il nucleo centrale del libro è dedicato alla vera “essenza” del lavoro.

Il libro è ricco di aneddoti personali, offre intuizioni, riflessioni e soluzioni ai problemi operativi che hanno già cambiato la concezione stessa del lavoro e del business.
 

L’autore è professore alla Harvard Business School e in questo classico presenta i successi e i fallimenti delle aziende come guida per proteggersi dall’innovazione distruttiva.

Perché spesso le grandi multinazionali falliscono quando il mercato e la tecnologia cambia, mentre le piccole e medie imprese no? Secondo Christensen, la risposta è nella capacità delle piccole e medie imprese di ascoltare i consumatori e anticiparne i nuovi bisogni, puntando su innovazioni tecnologiche con grandi possibilità di successo.
 

È stato scritto nel sesto secolo avanti Cristo, non proprio ieri, ma è incredibilmente attuale e pieno di idee applicate anche oggi dai guru del business e del management su giochi di potere e strategie imprenditoriali.

Il principio più importante: conosci il nemico e te stesso e di sicuro vincerai!

Questo significa che l’unico modo per avere successo negli affari è studiare i punti di forza e di debolezza dell’avversario, mantenendo la consapevolezza dei propri limiti ma anche la fiducia nelle proprie potenzialità.

Per raccontare questa storia iniziamo dal principio: cos'è il Content Marketing? 

In poche parole, è un tipo di marketing che presuppone la creazione e condivisione di media e contenuti editoriali strategici, inerenti al prodotto o servizio che vogliamo promuovere. 

Il fine ultimo, ça va sans dire, è la retention: acquisire clienti e portarli ad un'azione di conversione attirandoli su un sito web facendo leva sull'interesse, invece che sulla necessità commerciale.  

Dunque, per una strategia di Content Marketing elaborata ad hoc, non serve soltanto conoscenza approfondita di ciò che si va a proporre, ma soprattutto dell'audience a cui lo si va a presentare.

Come fare? Seppur difficile camminare nelle loro scarpe è decisamente possibile adottare linguaggio, colori ed argomenti accattivanti per un'immersione nell'universo del pubblico che vogliamo intercettare.

Infatti la struttura di un piano di Content Marketing ben fatto si regge immagini, video, grafici o lanci social che possano richiamare l'attenzione dei nostri prospect: si possono utilizzare tutti o solo alcuni di questi strumenti, a seconda delle necessità e anche delle possibilità a livello di tempo e produzione grafica. 

Lieti Eventi AIL

Nel caso del nostro cliente Lieti Eventi AIL, possiamo presentare un esempio di Content Marketing Strategy basata su uno shift nella presentazione del prodotto.

L'AIL, Associazione Italiana Leucemie, Linfomi e Mieloma, può essere sostenuta attraverso vari tipi gadget che contribuiscono a sovvenzionare la ricerca e le altre attività di supporto ai pazienti ematologici promosse dalla Onlus. La linea Lieti Eventi è dedicata, in particolare, a matrimoni, compleanni, cresime, lauree, battesimi, comunioni ed eventi in generale.

La linea di prodotto, che aveva già un buon successo commerciale, è stata supportata da un piano editoriale strategico e una serie di campagne Facebook ppc targettizzate in base al tipo di prodotto da promuovere.

Lo shift nella presentazione della linea è stato messo in pratica attraverso in 3 step editoriali:

  1. presentando le occasioni di utilizzo dei prodotti;

  2. contestualizzandoli nel tipo di cerimonia;

  3. creando delle immagini dinamiche per attirare l'attenzione sul prodotto.

La linea editoriale è stata premiata con il +94,22% di utenti, +92,25% di nuovi utenti, +85,84% di sessioni e con un proporzionale aumento delle conversioni.

Cosa ci insegna questa esperienza?

Che il Content Marketing funziona a più livelli: l'interazione e l'interesse del pubblico sono fondamentali per migliorare le performance di un e-commerce, in particolare quando si parla di uno store già funzionante di cui bisogna migliorare le prestazioni.

Il miglior consiglio che possiamo darvi per una strategia di Content Marketing vincente? 
Pensate out of the box. Come ha detto Albert Szent-Gyorgyi "La scoperta consiste nel vedere ciò che tutti hanno visto e nel pensare ciò che nessuno ha pensato".

Tutti parlano di Growth Hacking, i blog riportano nei titoli: i migliori tool, casi di successo, trucchetti e tecniche per far crescere velocemente il tuo business e guide definitive.

Lasciateci dire che sono tutti titoli clickbait con poco di vero.

I tool cambiano, si evolvono e, a volte, vengono chiusi. Di storie di successo ne abbiamo sentite tante, da Dropbox a Hotmail, ma nella maggior parte dei casi non funziona così, non per tutti i business. Non esistono guide definitive. In un settore che è in continua evoluzione non c'è nulla di definitivo!

Il Growth Hacking è una disciplina complessa, formata da elementi di altre discipline: marketing digitale, programmazione e analisi dei dati.

Wikipedia ci dice che: "Il Growth Hacking è un processo di rapida sperimentazione attraverso una serie di canali di marketing per individuare i modi più efficaci per far crescere un business". Noi vi diciamo che il Growth Hacking è un processo continuo, non un’attività spot, che si basa su esperimenti che coinvolgono il prodotto ed il marketing. Tutti gli esperimenti condotti devono essere misurabili, ripetibili e scalabili.

  • Misurabili: devono essere strettamente legati a una metrica.
  • Ripetibili: non devono essere casuali o basati su elementi fortuiti ma deve essere possibile ricreare le stesse condizioni per ripetere l’esperimento.  
  • Scalabili: non solo ripetibili, ma scalabili.

A cosa servono questi esperimenti? Servono per trovare la miglior strategia che fa crescere il tuo prodotto, ovvero il migliore Growth Hack

L’essenza del Growth Hacking, quindi, è di far crescere il tuo business, ottimizzando il budget e le risorse grazie alla migliore combinazione dei fattori d'interesse.

Ed è questo, dopo tutto, il vero senso del Growth Hacking.

App, ne esistono a centinaia e, grazie alla sempre più pressante corsa all’innovazione, gli sviluppatori ne sfornano di nuove ogni giorno. Ma, c’è un ma, noi finiamo per utilizzare sempre le stesse vecchie applicazioni.

Non ci credi? Prova a sbloccare il tuo smartphone e fai un check di quante nuove app hai scaricato ultimamente. Pochissime vero?

Ebbene, uno studio conferma che la maggior parte di noi utenti preferisce affidarsi ad applicazioni più vecchie, consolidate e familiari rispetto alle nuove leve che affollano gli store online.

L’analisi, condotta sulle abitudini degli utenti, è stata realizzata da App Annie (autorità nel campo dell’analisi del mercato delle app) e poi saldamente sostenuta da Eric Feng, ex CTO di Hulo e Flipboard e oggi socio generale di Kleiner Perkins Caufield & Byers.

Secondo Feng “la corsa all’oro delle app è terminata”, in altre parole oggi le nuove applicazioni hanno poche possibilità di scalare la vetta ed entrare nell’olimpo delle 30 app più amate e scaricate. Insomma tempi duri per startupper e developer.

Per capire come sia andato delineandosi questo scenario, è necessario andare a guardare l’evoluzione di alcune delle app che dominano la top 30 delle applicazioni con il maggior download, come Facebook, Twitter o Instagram.

Prendiamo Facebook, nato come luogo in cui le persone potevano incontrarsi, ha subito nel tempo un’incredibile evoluzione. Oggi la piattaforma blu di Mark è un vero e proprio ecosistema, dove è possibile vendere, giocare, diffondere notizie e molto altro.

Ed è qui il punto. Perché un utente dovrebbe scaricare altre app per avere funzioni che Facebook (così come per altre “veterane”) già offre?

Piccolo spiraglio per la sezione game, dove questa tendenza sembra funzionare molto meno. Anche in questa sezione il catalogo si aggiorna di giorno in giorno, tuttavia la classifica dei 30 giochi più scaricati è decisamente dinamica.

Perché i nuovi game riescono a imporsi su quelli vecchi? Forse perché i game più innovativi riescono a soddisfare le sempre nuove esigenze dei giocatori, o forse perché nell’intrattenimento ci piace variare.

Nonostante il trend le startup continuano a sviluppare app mobile. Perché? Diciamo che se da un lato vendere la propria app sui principali store online rappresenta sempre una grande chance, seppur con tutte le difficoltà dette, dall’altro bisogna considerare che ci sono numerosi progetti e app che vengono vendute e diffuse fuori dai principali store online.

In realtà sono numerose le applicazioni che hanno avuto successo, seppur al di fuori della top 30 degli store ufficiali. Ne è un esempio perfetto Calm, l’app progettata per la meditazione tra le mura di casa, o le varie tipologie dedicate all’arredamento.

Questo ci insegna che un buon modello di business, e certo anche una buona app, può costruire un’azienda da un miliardo di dollari, anche senza un miliardo di utenti.

Anno 1994. Un’inconsapevole Justin Hall, professione studente universitario, creò il suo primo sito web personale "Links.net", riempiendolo con post dove raccontava i propri pensieri ed opinioni in modo del tutto anti-cronologico. Quel diario personale, a tutti gli effetti, è andato trasformandosi negli anni fino ad oggi, dopo ben 25 anni, a contare oltre 500 milioni di utenti in rete. Siamo tanti, davvero tanti.

Allora oggi, anno 2019, ha davvero senso aprire un blog?

Non c’è una risposta. Dipende, solo da te.

Il blog ha una storia lunga e costellata da tante e diverse ramificazioni, tutte orientate allo stesso obiettivo: raccontare una propria storia. Ne sono un esempio la nascita di WordPress nel 2003, l’avvento dei videoblog tra il 2004 e il 2005 con la nascita di YouTube. Le piattaforme di microblogging come Twitter e Tumblr, tra 2006 e 2007, e infine il lancio del dominio “.blog” da parte di WordPress nel 2016.

La, molto più lunga, storia del blog fa già percepire le profonde radici culturali e sociali che lo caratterizzano.

Ma vale la pena oggi aprire un blog?

  • Partiamo col dire che il blog è tuo. Con l’avvento dei social network molti hanno abbandonato il blog per dedicarsi completamente a raccontarsi su queste nuove piattaforme. Sui social network alla fine sei un ospite e i proprietari possono cambaire le regole a loro piacimento mentre il dominio di un blog è tuo e, anche se devi vedertela con Google e SEO, hai maggiore libertà di sperimentazione per sfidare i rank;
  • Il blog è flessibile, si adatta facilmente ad ogni business, sia personale e mirato ad accrescere il personal branding, che corporate e rivolto ad un eCommerce. Inoltre è trasversale poiché riesce a far scivolare il contenuto indifferentemente su social o altre piattaforme;
  • Non sottovalutate gli elementi di fiducia e reputazione che si instaurano con un blog contraddistinto da contenuti di qualità;
  • Il blog è business. Non dimenticate le storie di successo di chi ha saputo sfruttare i propri contenuti per cavalcare il mercato;
  • Il blog è il tuo regno. Hai completa libertà nelle scelte grafiche, testuali, di contenuto e perfino nell’esperienza utente.

Ma, come abbiamo detto, oggi si contano oltre 500 milioni di blog, molti dei quali abbandonati nel limbo del web.
Oggi, di conseguenza, non ti conviene aprire un blog se:

  • Non hai uno scopo e le idee confuse;
  • Lo consideri un hobby più che un business;
  • Sprechi tempo su argomenti di “moda” piuttosto che parlare di cose che conosci o che ti appassionano;
  • Vuoi tutto e subito quando invece il blog richiede pazienza e dedizione.

Il blog è un lavoro a tempo pieno e, nonostante i suoi 25 anni e il continuo attacco da parte di social più giovani e attraenti, lui resiste e persiste, portando sul piatto i valori di libertà, fiducia e impegno.

Il blog è ancora forte. Averlo o non averlo dipende da te. Dalle tue idee, progetti e obiettivi.

 

Succede, spesso, e anche ai più bravi. In ordine pensi di aver definito con cura gli obiettivi, creato un copy a prova di bomba e dei visual che le produzioni hollywoodiane possono seguire solo. Insomma di aver dato il massimo per la tua campagna di marketing su Facebook ma poi, lanciate le inserzioni, non funziona come previsto.

“Perché? Dove ho sbagliato?”. No panic, succede e gli sbagli servono sempre.

Tutto quello che devi fare è prendere questa lista di tips, da tenere sempre sotto mano, che ti aiuterà a farti le domande giuste e aggiustare il tiro quando serve.

  1. Missione obiettivo

La primissima cosa da fare quando si imposta una campagna, è stabilire un obiettivo preciso. Gli obiettivi sono svariati ma possono essere riassunti in tre macro-aree: notorietà del marchio, creare considerazione e, infine, portare alla conversione. Il primo passo è proprio questo, chiedersi quale sia l’obiettivo giusto per la nostra campagna e sulla base di ciò impostare l’inserzione.

  1. Scegli il tuo pubblico

Un altro punto di fondamentale importanza riguarda il pubblico di riferimento. Spesso infatti un'inserzione non riesce a performare bene semplicemente perché si sta guardando al target sbagliato; magari un pubblico che non è interessato al messaggio che stai veicolando.

Cerca di controllare il target che hai impostato, assicurati che non sia troppo ampio (si realistico milioni di persone sono difficili da raggiungere!), limita la località, lavora sull’esclusione o l’inclusione di aree geografiche specifiche, definisci fasce di età mirate e individua gli interessi dei tuoi potenziali utenti; fai ricerche sui tuoi potenziali clienti e dipingiti un quadro chiaro delle persone a cui intendi parlare.

  1. Inserzione + target, c’è rilevanza?

Dopo aver capito a chi indirizzare il messaggio, lo step successivo è chiedersi si l’inserzione è pertinente per il target individuato. Come? Facebook ci viene in soccorso con la “Valutazione della qualità”, ossia una stima della qualità percepita dell’inserzione. La qualità si misura usando i feedback sulle inserzioni e sull’esperienza successiva al click, la valutazione dell’inserzione viene fatta comparando le inserzioni che competono per lo stesso pubblico.

  1. Il posizionamento

Niente ansia perché non è facile capire da subito quale posizionamento permetta all’inserzione di performare al meglio. Un aiuto lo darà con il tempo l’esperienza, un altro la possibilità di lanciare dei test con diversi posizionamenti che possano indicare le opzioni su cui investire.

Facebook, sulla base degli obiettivi della campagna, consiglia infatti una serie di scelte; sperimenta, solo così potrai capire dove andare.

  1. Questione di budget

Il budget, eterno dilemma. Mi dispiace dirti che non esiste una regola fissa. Come norma generale, per capire come impostare un budget, cerca di pensare a quante persone vuoi raggiungere, per quanti giorni vuoi promuovere l’inserzione e dove la vuoi posizionare. Un budget troppo basso, meno di 4 o 5 euro al giorno, non permette di raggiungere ampi numeri di utenti né di essere competitivi verso l’esterno, ma nulla è inciso sulla pietra.

  1. Il visual conta…

Se la tua campagna Ads non ha molti click, forse la tua immagine non è abbastanza ingaggiante da fermare l’utente e spingerlo a guardare il tuo annuncio. Cerca di assicurati che la tua immagine o il tuo video siano rilevanti per il pubblico di riferimento.
Anche qui vale la regola dello sperimentare: testa più immagini mantenendo il copy in modo da capire cosa funziona e cosa no.

  1. … ma anche il contenuto

Il testo deve essere chiaro e naturale, ma anche accattivante e soprattutto coerente con il visual; testo ed immagine devono parlarsi, essere complementari. Il copy deve scorrere in modo fluido, leggero, e non essere pesante anche a livello visivo. Segnati grammarly, un tool che ti viene in aiuto correggendo eventuali sviste nei testi.

  1. CTA limpida

Come si richiede chiarezza al contenuto, così la si richiede alla call to action: efficace e mirata. Facebook ci permette di aggiungere bottoni diversi a seconda dell’invito all’azione, quindi non limitiamoci ad usare il “best seller” scopri di più. Cerca di essere più specifico, se la campagna lo permette, ed entra nel dettaglio dell’annuncio.

  1. Landing page da leoni

Assolutamente fondamentale è la pagina di atterraggio, chiediti sempre dove vuoi portare gli utenti che cliccano il link dell’inserzione. L’utente infatti, dopo aver visto il tuo annuncio, si aspetta di accedere con facilità alle informazioni che gli hai promesso. Qui le parole chiave sono coerenza e immediatezza: l'homepage non deve essere dispersiva e generica e il link deve portare esattamente all’informazione data, senza mettere l’utente nella posizione di trovarsi su una pagina dove dovrà faticare per trovarla.

  1. Se la frequenza di visualizzazioni è troppo alta

Se questo numero si alza, nella maggior parte dei casi, significa che il tuo pubblico si sta saturando. In altre parole gli utenti che avranno visto la tua inserzione troppe volte tenderanno a non farci più caso, evitandola direttamente. In questi casi è meglio fermare la campagna e metterla in standby un paio di settimane. Schiarisciti le idee, cambia la creatività e riparti, vedrai che i numeri torneranno su livelli ottimali.

Il settore del digital marketing, grazie anche alla possibilità di raggiungere milioni di persone in pochi secondi e senza spostarsi dalla scrivania, è oggi uno dei più produttivi. Non stupisce quindi che i professionisti del marketing digitale siano figure sempre ambite e richieste dalle aziende.

Forse già ci lavori, forse cerchi un upgrade, o forse sei alla ricerca del tuo primo impiego. In ogni caso partiamo dal principio: oggi gli esperti di marketing digitale devono riunire in sé un set di competenze diversificate che vanno dalla puntuale conoscenza dei canali social disponibili alla capacità di riconoscere le opportunità emergenti, ed infine una conoscenza base nell’analisi dei dati e nell’advertising.

Certo, il marketing digitale richiede una specifica preparazione, ma oggi a fare la differenza è anche un bagaglio fatto di molteplici competenze, la capacità di possedere un equilibrio tra pensiero critico e pensiero creativo.

Bene, ma quindi quali sono le skill più ricercate, ed i ruoli più richiesti, dalle aziende che ti permetteranno di trovare lavoro o fare il salto di qualità? Di seguito ti diamo qualche tips utile per riordinare le idee e fare il check alla tua carriera.

Content Marketing

Oggi i consumatori, anche e soprattutto online, sono alla ricerca del valore, il che si traduce non solo nella ricerca di una risposta concreta ai propri bisogni e necessità, ma anche la ricerca di forme di intrattenimento di qualità.

Oggi esistono tantissimi canali, strumenti e piattaforme attraverso cui comunicare il valore di un prodotto al consumatore: si va dai più conosciuti social media, al blog per arrivare all’email marketing. Ma cosa hanno in comune tutte queste opzioni? Il contenuto di qualità, quello in grado di far raggiungere, a seconda dei casi, i più diversi obiettivi che possono andare dall’awareness alla lead generation. E questo è per l’appunto il compito del content marketing.

È facile intuire come il content marketing sia qualcosa di più complesso di un articolo su un blog. Il content marketing si occupa di creare e condividere contenuti che non mirano direttamente a vendere un qualcosa al cliente, ma bensì a fidelizzarlo, mantenendo nel tempo una relazione stabile, fruttuosa e duratura. Si tratta di dare vita a un progetto che, basandosi sui contenuti e sfruttando tutti gli strumenti e i canali a disposizione, crei uno storytelling del prodotto che porti il consumatore ad affezionarsi al brand.

Oggi le aziende sono sempre più consapevoli di quanto alto sia il potenziale del content marketing per raggiungere e comunicare con il proprio pubblico, per questo i professionisti del settore trovano oggi ampi spazi crescita e lavoro.

eCommerce Management

In questo particolare momento storico, lavorare nel mondo dell’eCommerce può regalare davvero grandi emozioni. Basta pensare che si tratta di uno dei settori con la maggiore crescita e che, secondo le stime, andrà a configurarsi come il più grande canale di vendita al dettaglio al mondo entro il 2021.

Dal suo approdo incerto e costoso (vedi le voci costi e spedizioni), di strada ne ha fatta, migliorando non solo gli aspetti legati ai costi per il cliente, ma anche nella logistica e nella gestione automatizzata del magazzino.

Senza contare che oggi sono i millennial a guidare la rivoluzione dello shopping online, destreggiandosi tra assistenti vocali e IoT per le loro sessioni di acquisto.

Ne consegue che le competenze digitali sono basilari nell’approccio all’eCommerce, quindi se il management di uno shop digitale è la tua vocazione, sappi che dovrai coltivare diverse skill digital che vanno dall’analisi dei dati al social advertising, senza trascurare la conoscenza degli aspetti legati a pricing e logistica, indispensabili nella progettazione complessiva di una strategia dedicata.

Growth Hacking

Scegli il tuo target, investi in annunci e dedichi molto tempo nell’implementazione di una strategia che ti porterà a un risultato tangibile nel medio-lungo periodo. Questo, come saprai, è il percorso base del marketing tradizionale.

Cosa fare però quando ci si trova per le mani una startup o una piccola azienda con un budget e un tempo limitato? Come raggiungere la scalabilità mentre la concorrenza incalza?

Qualche anno fa, nel 2010 su per giù, Sean Ellis, imprenditore con alle spalle esperienze in startup come Dropbox e Eventbrite, ha coniato il concetto di Growth Hacking.

Il Growth Hacking, che dovrebbe essere inteso come un mindset, è un processo di sperimentazione rapida sul prodotto e sui canali di marketing per trovare il modo più efficiente per far crescere un business.

Può essere inteso come un pensiero laterale, atipico, non convenzionale, fuori dagli schemi. Il succo rimane che con il Growth Hacking si cerca di ottenere la crescita di un’azienda attraverso tutti i modi possibili, seguendo strade che in passato non sarebbero nemmeno state prese in considerazione.

Oggi le aziende sono sempre più orientate verso figure in grado implementare il business in tempi rapidi.

Il giusto mix tra marketing creativo, analisi dei dati e IT, oltre che alla capacità di pensare fuori dagli schemi, sono le skill necessarie per diventare un professionista del Growth Hacking.

Mentre riprendiamo a pieno regime dopo qualche giorno dal sapore decisamente slow, complice il susseguirsi di ponti perfetti che hanno accompagnato il break pasquale, il mondo dei social media non si è fermato un attimo. Facciamo il punto?

 

Instagram si allarga, la famiglia dà il benvenuto alla nuova funzionalità “quiz”

Il più famoso social dedicato a raccontare per immagini vita, morte e miracoli dei suoi utenti, ha accolto in casa una nuova funzionalità: oltre alle ormai “classiche” funzioni come tag, hashtag, sondaggi e domande, con cui gli utenti possono arricchire la propria esperienza di creazione e condivisione di una storia, dal 23 aprile Instagram ha accolto il quiz, già brutalmente entrato nella quotidianità social della piattaforma. Successo o fuoco di paglia? Un’analisi ancora non è possibile ma facendo un rapido zapping sulle stories è evidente che la nuova funzione non è passata inosservata. 

 

Facebook Stories is the new yellow

Guardando a qualche mese fa nessuno lo avrebbe mai detto ma, sorpresa, Facebook Stories raggiunge i 500 milioni di utenti. Grazie alle storie la piattaforma blu di Mark supera Snapchat, quella che era il prodotto natio e che oggi conta 190 milioni di utenti al giorno.
In altre parole? Un terzo degli 1,56 miliardi di utenti Facebook pubblica o guarda le Storie quotidianamente: un dato che ha un che di clamoroso se si pensa che sono trascorsi solo due anni dal loro lancio.

 

Privacy, tu non mi basti mai

La privacy online è argomento che torna sempre e che merita approfondimenti costanti. Quando se ne parla bisogna prestare massima attenzione non solo perché ci riguarda direttamente, ma perché si tratta di un tema in continua evoluzione e aggiornamento.

Ancora una volta, a metterci davanti alle falle e agli “abusi di potere” in tema di protezione dei dati sensibili online, è l’incriminata piattaforma blu di Mark.

Ad aprire l’ennesima indagine nei confronti di Facebook, annunciando che la piattaforma è stata in grado di raccogliere oltre 1,5 milioni di rubriche collegate agli account personali di posta elettronica, è Letitia James, Procuratore Generale dello Stato di New York.

Questo, detto in soldoni, significa che ogni nostra informazione diventa una potenziale fonte di marketing. Il fatto è grave e il gruppo Facebook, in America come in Irlanda, rischia multe fino al 4% del fatturato. L’episodio ha spinto i vertici del colosso a mettere da parte una somma come 3 miliardi di dollari proprio per far fronte ad una eventuale sanzione da parte dell’antitrust americana.

Con questa il gigante blu raggiunge quota undici inchieste aperte da Dublino. L’abbiamo detto che la privacy è importante?

Abbiamo raccolto gli eventi, gli incontri e i corsi di formazione, relativi al digital, che si terranno a Roma da Marzo fino a Maggio.

Munitevi di agenda e penna per segnare gli appuntamenti di vostro interesse!

 

Eventi Marzo 2019

 

Mercoledì 13 MARZO | Radisson Blu
Neuromarketing World Forum

La nuova edizione dell’evento annuale dedicato a Neuromarketing Science, Business Association (NMSBA). L’evento Neuromarketing World Forum è rivolto a professionisti e appassionati di neuromarketing. È possibile acquistare il pass per il forum, che si svolgerà il 14 e il 15 marzo, o comprare i biglietti per la singola giornata. Il 13 marzo si svolgerà una pre-masterclass, con workshop, incontri e una cena d’apertura. 

 

Venerdì 22 MARZO | Roma TRE University
Codemotion

L’evento dedicato agli sviluppatori di tutti i linguaggi che si terrà dal 22 al 23 Marzo 2019 presso l'Engineering Department dell’Università romana Roma Tre. Due giorni di conferenze che saranno preceduti da due giorni di workshop, 20 e 21 marzo. Per acquistare il biglietto potete visitare il sito di Codemotion.

 

Venerdì 29 MARZO | Mercure Roma West
Affiliate Expo 2019

La seconda edizione dell'evento interamente dedicato all’Affiliate Marketing. Tre giornate ricche di appuntamenti con i migliori esperti di web marketing che operano nel mercato delle Affiliazioni. L’evento rivolto ad appassionati di web marketing, marketers e professionisti del settore, responsabili di eCommerce, imprenditori digitali, fornitori di servizi e tools per web marketers, startupper e studenti di Comunicazione e Marketing. L'Affiliate Expo è una bella opportunità per confrontarsi e fare networking in Italia.

 

Eventi Aprile 2019

 

Martedì 2 APRILE | Università degli Studi Roma Tre
RomeCup2019

RomeCup2019 è un grande evento internazionale sulla robotica e le scienze della vita promosso dalla Fondazione Mondo Digitale (FMD). Dal 2 al 5 aprile potrete vivere un’esperienza straordinaria sul presente e il futuro dell’uomo. Le nuove generazioni avranno la possibilità di avvicinarsi alle materie scientifiche e alle nuove competenze e profili professionali richiesti dal mercato del lavoro. La RomeCup è un multi evento: convegni, talk tematici di orientamento per i giovani, contest creativi con università e studenti, competizioni fra le scuole italiane con selezioni nazionali per i mondiali di robotica (RoboCup). Info Romecup.org

 

Mercoledì 17 APRILE | Auditorium via Veneto
Rome Innovation Summit

L'evento promosso dalla Rome Business School riunisce i maggiori leader e decisori del mondo nel settore dell'innovazione, con l'obiettivo di condividere pratiche, modelli e idee di successo che stanno dando forma al nostro futuro. Capitale umano e tecnologia sono i due fattori fondamentali per raggiungere tale obiettivo. Per maggiori info Romeinnovationsummit.com

 

Eventi Maggio 2019

 

Sabato 4 MAGGIO | La Nuvola
TEDxRoma 2019

Il topic dell'evento sarà: Society 5.0 - A Human Centric future. Durante l’evento si parlerà, appunto, della società uomo-centrica in cui verrà delineata una nuova identità dell’uomo più forte e consapevole grazie anche al prodigio degli strumenti tecnologici. Un'evoluzione sociale ed economica data dal progresso e dall'innovazione. Informazioni su Tedxroma.com

 

Sabato 4 MAGGIO | Link Campus University
Social Football Training

Il primo corso di formazione dedicato a chi vuole acquisire competenze digitali per operare all'interno di un settore in continua evoluzione: il calcio. Organizzato da Social Media Soccer e Link Campus University, il corso è articolato in sei moduli dedicati alle strategie e agli strumenti di digital marketing, ai nuovi modelli di business, al fan engagement e alle metriche di marketing. Ogni modulo sarà condotto da docenti d'eccezione come Veronica Gentili, Luca La Mesa, Ivan Ortenzi ed altri professionisti del settore. Per maggiori info Social Football Training